Riserva naturale di Monterufoli-Caselli
Siamo nel cuore selvaggio delle Colline Metallifere, nel territorio dei comuni di Pomarance, Monteverdi M.mo e Montecatini Val di Cecina.
Con i suoi 4.828 ettari, per la continua copertura forestale e per la scarsa presenza dell’uomo, la Riserva è oggi riconosciuta come una delle zone “wilderness” più importanti della Toscana, a livello europeo classificata anche Zona di Protezione Speciale.
La Riserva è costituita da due storiche aree forestali contigue separate dai torrenti Sterza e Ritasso, quella più vasta di Monterufoli ad est a contatto con la zona geotermica e quella più piccola di Caselli ad ovest che sale fin sul crinale dei Monti della Gherardesca dal quale si vede il mare Tirreno.
Ci addentriamo in luoghi di una biodiversità straordinaria dove, in uno sterminato paesaggio forestale collinare di migliaia di ettari, si alternano ripidi versanti detritici, forre e greti torrentizi, affioramenti rocciosi, accanto ad ecosistemi fluviali selvaggi e luoghi aridi a due passi da luoghi freschissimi.
Luoghi remoti e di immensa quiete dove ricercare emozioni da vivere immergendosi nelle acque cristalline dei torrenti Trossa e Sterza, una passeggiata sulle “antiche rocce verdi dei serpenti” con i colori delle rarissime fioriture, un’avventura nelle fitte macchie con il fugace incontro con la fauna selvatica, scoprire una galleria, un ponte, un edificio fantasma di antiche miniere e poi la “Villa delle cento stanze” ed una fattoria del ‘600.
L’area si distingue anche per un’estrema ricchezza mineraria e mineralogica: manifestazioni idrotermali, paesaggi minerari abbandonati, superficiali e sotterranei, legati alla ricerca ed allo sfruttamento del rame, del calcedonio, della magnesite e della lignite sono “tesori sepolti” da riscoprire sul territorio della Riserva.
Il paesaggio vegetale della Riserva è estremamente vario e ricco di rarità. Si alternano la macchia mediterranea, le leccete, le alte foreste di caducifoglie insieme a piante antichissime come il tasso, l’agrifoglio e l’alloro sino a scoprire le preziose “garighe” sulle rocce serpentine, un tipo di vegetazione discontinua con una importante flora endemica di interesse europeo.
Nei cieli si scorge con un po’ di fortuna il grande biancone, l’aquila dei serpenti”, che nidifica sulle chiome degli alberi e sorveglia questi grandi spazi, insieme a numerosi rapaci diurni e notturni ed altre specie rare di uccelli. Il lupo vive quasi indisturbato, cacciando cinghiali, daini, caprioli e mufloni, mentre, quasi invisibile, il gatto selvatico trova rifugio nella riserva, insieme alla martora e a molti altri animali.
Percorrere i sentieri della Riserva regala una sorpresa dietro l’altra: una tranquilla passeggiata in bicicletta o a cavallo, utilizzando la rete dei facili sentieri, oppure escursioni più impegnative che non deludono gli amanti del trekking, è sempre un’esperienza incantevole; le due dimore storiche della Riserva offrono ospitalità e servizi diversificati per facilitare una corretta fruizione e conoscenza dell’area protetta.
Siamo nel cuore selvaggio delle Colline Metallifere, nel territorio dei comuni di Pomarance, Monteverdi M.mo e Montecatini Val di Cecina.
Con i suoi 4.828 ettari, per la continua copertura forestale e per la scarsa presenza dell’uomo, la Riserva è oggi riconosciuta come una delle zone “wilderness” più importanti della Toscana, a livello europeo classificata anche Zona di Protezione Speciale.
La Riserva è costituita da due storiche aree forestali contigue separate dai torrenti Sterza e Ritasso, quella più vasta di Monterufoli ad est a contatto con la zona geotermica e quella più piccola di Caselli ad ovest che sale fin sul crinale dei Monti della Gherardesca dal quale si vede il mare Tirreno.
Ci addentriamo in luoghi di una biodiversità straordinaria dove, in uno sterminato paesaggio forestale collinare di migliaia di ettari, si alternano ripidi versanti detritici, forre e greti torrentizi, affioramenti rocciosi, accanto ad ecosistemi fluviali selvaggi e luoghi aridi a due passi da luoghi freschissimi.
Luoghi remoti e di immensa quiete dove ricercare emozioni da vivere immergendosi nelle acque cristalline dei torrenti Trossa e Sterza, una passeggiata sulle “antiche rocce verdi dei serpenti” con i colori delle rarissime fioriture, un’avventura nelle fitte macchie con il fugace incontro con la fauna selvatica, scoprire una galleria, un ponte, un edificio fantasma di antiche miniere e poi la “Villa delle cento stanze” ed una fattoria del ‘600.
L’area si distingue anche per un’estrema ricchezza mineraria e mineralogica: manifestazioni idrotermali, paesaggi minerari abbandonati, superficiali e sotterranei, legati alla ricerca ed allo sfruttamento del rame, del calcedonio, della magnesite e della lignite sono “tesori sepolti” da riscoprire sul territorio della Riserva.
Il paesaggio vegetale della Riserva è estremamente vario e ricco di rarità. Si alternano la macchia mediterranea, le leccete, le alte foreste di caducifoglie insieme a piante antichissime come il tasso, l’agrifoglio e l’alloro sino a scoprire le preziose “garighe” sulle rocce serpentine, un tipo di vegetazione discontinua con una importante flora endemica di interesse europeo.
Nei cieli si scorge con un po’ di fortuna il grande biancone, l’aquila dei serpenti”, che nidifica sulle chiome degli alberi e sorveglia questi grandi spazi, insieme a numerosi rapaci diurni e notturni ed altre specie rare di uccelli. Il lupo vive quasi indisturbato, cacciando cinghiali, daini, caprioli e mufloni, mentre, quasi invisibile, il gatto selvatico trova rifugio nella riserva, insieme alla martora e a molti altri animali.
Percorrere i sentieri della Riserva regala una sorpresa dietro l’altra: una tranquilla passeggiata in bicicletta o a cavallo, utilizzando la rete dei facili sentieri, oppure escursioni più impegnative che non deludono gli amanti del trekking, è sempre un’esperienza incantevole; le due dimore storiche della Riserva offrono ospitalità e servizi diversificati per facilitare una corretta fruizione e conoscenza dell’area protetta.
I percorsi della Riserva Naturale Monterufoli-Caselli
1 - Accesso Alla Riserva Naturale Caselli dal Parcheggio in Loc. La Pompa
2 - Francigena-Mare 05 Villetta di Monterufoli – Bolgheri
3 - Francigena-Mare 04 Querceto – Villetta di Monterufoli
4 - Francigena-Mare 08b Deviazione piena torrente Sterza
5 - Francigena-Mare 08 Variante bici Ritasso
6 - Monteverdi tra borghi, campagne e foreste
7 - La Val di Sterza e la foresta di Caselli
8 - Il castello di Querceto e la foresta di Monterufoli
9 - La Sassa, la foresta di Caselli e la macchia della Magona
10 - Gran tour della geotermia e dei parchi
11 - I borghi di Micciano e Libbiano e la foresta di Monterufoli
12 - Le miniere di Botticella e il torrente Trossa
13 - L'anello di Corno al Bufalo
14 - La valle del Trossa e le rupi di Frontosini
15 - La villa di Monterufoli e la valle del Linari
16 - La cascata di Caselli e la foresta di Renzano
17 - Golazze aperte e la valle del Rivivo
18 - Il Campo ai Meli
19 - L'anello di Poggio Vecchio
20 - Il torrente Trossa e il puntone di Farneta
21 - L’anello di Poggio Castiglione: un’antica ferrovia mineraria nella gola del torrente Ritasso
Scarica qui il libro sulla Flora della Riserva naturale.
Monterufoli e Caselli rappresentano sicuramente un tesoro per gli appassionati di botanica, ma anche luoghi in cui il susseguirsi dei colori della vegetazione nelle diverse stagioni, creano suggestioni di rara bellezza per tutti.
Il vasto paesaggio forestale e i numerosi ambienti fluviali costituiscono l’elemento dominante della Riserva. Nei versanti esposti a mezzogiorno si estendono i boschi di leccio e le tipiche formazioni a macchia alta, ove si possono osservare numerose specie mediterranee, quali corbezzolo, viburno, eriche e filliree. Lungo il percorso didattico di Monterufolino, o nelle vicinanze della Fattoria di Caselli, il visitatore potrà ammirare le leccete più belle della Riserva caratterizzate da monumentali esemplari arborei.
Nei luoghi più ombrosi e freschi ai boschi sempreverdi si sostituiscono quelli a dominanza di latifoglie decidue quali cerro, roverella, rovere e, negli impluvi più umidi, carpino bianco e frassino ossifillo. Questi boschi, assieme ai vasti rimboschimenti di pini, creano un continuo manto forestale che in autunno arricchisce di colori il paesaggio della Riserva. Raggiungere le forre più nascoste significa immergersi in microclimi particolari ove è possibile trovare le specie relitte del Terziario, quali il tasso, l’alloro, l’agrifoglio; in quel periodo, tra 50 a 2 milioni di anni fa, il clima della regione corrispondente all’Italia era tipicamente tropicale.
Più in basso le limpide acque dei torrenti sono racchiuse nella tipica vegetazione ripariale con salici, pioppi, frassini e ontani e, nella valle dello Sterza, la rara liana Periploca greca.
Nelle zone con morfologia più accidentata, e con l’affiorare delle rocce ofiolitiche, la foresta lascia il posto alle macchie basse, alle garighe e alle praterie, ove l’escursionista, immerso nei profumi del mediterraneo, potrà riconoscere le specie di flora più importanti della Riserva. Habitat prioritari a livello europeo con veri e propri giardini botanici, affascinano letteralmente il visitatore. In questi ambienti si possono osservare le rare specie erbacee endemiche delle serpentine e rimanere stupiti difronte alle straordinarie fioriture di Giaggiolo tirrenico (Iris lutescens), Iberide rossa (Iberis umbellata), Tulipano montano (Tulipa australis), Narciso selvatico (Narcissus poeticus), Campanula toscana (Campanula medium) e altre specie. Numerosissime le Orchidee nelle zone prative, con oltre 20 specie.
La vegetazione delle ofioliti
I suoli che derivano dall’alterazione delle rocce ofiolitiche si presentano assai inospitali alla vita delle piante per la mancanza di elementi nutritivi, per la presenza di metalli pesanti tossici e per le elevate temperature al suolo. Queste condizioni hanno causato la selezione di numerosi endemismi ecologici e hanno influenzato la forma delle piante, in gran parte caratterizzate da nanismo, maggior sviluppo delle radici, forma appressata al suolo con fusti striscianti, maggiore densità dei peli, ispessimento e riduzione delle dimensioni fogliari. Veri e propri bonsai naturali di varie specie mediterranee affascinano l’escursionista.
Scarica qui il libro sulla Flora della Riserva naturale.
Monterufoli e Caselli rappresentano sicuramente un tesoro per gli appassionati di botanica, ma anche luoghi in cui il susseguirsi dei colori della vegetazione nelle diverse stagioni, creano suggestioni di rara bellezza per tutti.
Il vasto paesaggio forestale e i numerosi ambienti fluviali costituiscono l’elemento dominante della Riserva. Nei versanti esposti a mezzogiorno si estendono i boschi di leccio e le tipiche formazioni a macchia alta, ove si possono osservare numerose specie mediterranee, quali corbezzolo, viburno, eriche e filliree. Lungo il percorso didattico di Monterufolino, o nelle vicinanze della Fattoria di Caselli, il visitatore potrà ammirare le leccete più belle della Riserva caratterizzate da monumentali esemplari arborei.
Nei luoghi più ombrosi e freschi ai boschi sempreverdi si sostituiscono quelli a dominanza di latifoglie decidue quali cerro, roverella, rovere e, negli impluvi più umidi, carpino bianco e frassino ossifillo. Questi boschi, assieme ai vasti rimboschimenti di pini, creano un continuo manto forestale che in autunno arricchisce di colori il paesaggio della Riserva. Raggiungere le forre più nascoste significa immergersi in microclimi particolari ove è possibile trovare le specie relitte del Terziario, quali il tasso, l’alloro, l’agrifoglio; in quel periodo, tra 50 a 2 milioni di anni fa, il clima della regione corrispondente all’Italia era tipicamente tropicale.
Più in basso le limpide acque dei torrenti sono racchiuse nella tipica vegetazione ripariale con salici, pioppi, frassini e ontani e, nella valle dello Sterza, la rara liana Periploca greca.
Nelle zone con morfologia più accidentata, e con l’affiorare delle rocce ofiolitiche, la foresta lascia il posto alle macchie basse, alle garighe e alle praterie, ove l’escursionista, immerso nei profumi del mediterraneo, potrà riconoscere le specie di flora più importanti della Riserva. Habitat prioritari a livello europeo con veri e propri giardini botanici, affascinano letteralmente il visitatore. In questi ambienti si possono osservare le rare specie erbacee endemiche delle serpentine e rimanere stupiti difronte alle straordinarie fioriture di Giaggiolo tirrenico (Iris lutescens), Iberide rossa (Iberis umbellata), Tulipano montano (Tulipa australis), Narciso selvatico (Narcissus poeticus), Campanula toscana (Campanula medium) e altre specie. Numerosissime le Orchidee nelle zone prative, con oltre 20 specie.
La vegetazione delle ofioliti
I suoli che derivano dall’alterazione delle rocce ofiolitiche si presentano assai inospitali alla vita delle piante per la mancanza di elementi nutritivi, per la presenza di metalli pesanti tossici e per le elevate temperature al suolo. Queste condizioni hanno causato la selezione di numerosi endemismi ecologici e hanno influenzato la forma delle piante, in gran parte caratterizzate da nanismo, maggior sviluppo delle radici, forma appressata al suolo con fusti striscianti, maggiore densità dei peli, ispessimento e riduzione delle dimensioni fogliari. Veri e propri bonsai naturali di varie specie mediterranee affascinano l’escursionista.
I percorsi della Riserva Naturale Monterufoli-Caselli
1 - Accesso Alla Riserva Naturale Caselli dal Parcheggio in Loc. La Pompa
2 - Francigena-Mare 05 Villetta di Monterufoli – Bolgheri
3 - Francigena-Mare 04 Querceto – Villetta di Monterufoli
4 - Francigena-Mare 08b Deviazione piena torrente Sterza
5 - Francigena-Mare 08 Variante bici Ritasso
6 - Monteverdi tra borghi, campagne e foreste
7 - La Val di Sterza e la foresta di Caselli
8 - Il castello di Querceto e la foresta di Monterufoli
9 - La Sassa, la foresta di Caselli e la macchia della Magona
10 - Gran tour della geotermia e dei parchi
11 - I borghi di Micciano e Libbiano e la foresta di Monterufoli
12 - Le miniere di Botticella e il torrente Trossa
13 - L'anello di Corno al Bufalo
14 - La valle del Trossa e le rupi di Frontosini
15 - La villa di Monterufoli e la valle del Linari
16 - La cascata di Caselli e la foresta di Renzano
17 - Golazze aperte e la valle del Rivivo
18 - Il Campo ai Meli
19 - L'anello di Poggio Vecchio
20 - Il torrente Trossa e il puntone di Farneta
21 - L’anello di Poggio Castiglione: un’antica ferrovia mineraria nella gola del torrente Ritasso
22 - Le Ofioliti di Poggio Donato
I sentieri collegati Monterufoli
1 - Il torrente Trossa e il puntone di Farneta
2 - Le miniere di Botticella e il torrente Trossa
3 - L’anello di Corno al Bufalo
4 - Antiche vie e paesaggi intorno al borgo di Montecatini
I sentieri collegati Caselli
Nei vasti boschi e nelle folte macchie quasi impenetrabili, non è agevole l’incontro con la fauna; tuttavia nelle zone più remote e fresche è possibile un incontro fortuito con ungulati come il Capriolo, il Cinghiale, il Daino ed il Muflone. Nelle aree aperte il volteggiare dei rapaci accompagna spesso il visitatore.
Il territorio della Riserva ospita specie e popolazioni di estremo interesse. Tra queste va ricordata la presenza dei carnivori, come il Lupo presente con 2 branchi riproduttivi, il gatto selvatico e la martora, e dei rapaci diurni, quali il biancone, ma anche pecchiaiolo, sparviero e, d’inverno, il nibbio reale.
Tra i piccoli uccelli spiccano le specie di macchia e forteto, come la sterpazzolina, mentre sugli affioramenti rocciosi troviamo anche succiacapre, tottavilla, magnanina e, d’inverno, zigolo muciatto e sordone. I rilievi più alti sono particolarmente idonei per osservare la migrazione degli uccelli, soprattutto d’autunno, quando in certe giornate si possono contare centinaia di passaggi.
In questi ambienti, soprattutto in estate, l’acqua è una risorsa rara e localizzata, per cui i corsi d’acqua ed i laghetti rivestono una particolare importanza. Lungo i torrenti Trossa, Sterza e Adio si possono osservare anfibi come la rana italica, l’ululone dal ventre giallo e la salamandrina dagli occhiali, rettili come la testuggine palustre ed uccelli come la ballerina gialla, il germano reale ed il raro merlo acquaiolo.
Nei pressi dell’acqua è più frequente anche l’incontro con le specie terrestri, che si recano ad abbeverarsi o profittano del microclima più mite. E’ qui, ad esempio, che è più facile l’incontro con la testuggine comune.
Fino agli anni ’50 del secolo scorso ad aiutare i boscaioli e carbonai c’era il famoso cavallino di Monterufoli, una razza equina autoctona adattissima a smacchiare le selve ed allevati allo stato brado dai Della Gherardesca ; oggi si sta lavorando per la sua valorizzazione a fini turistici e ricreativi e per la conservazione di questa razza a rischio di estinzione.
Di estremo interesse anche il mondo degli invertebrati; lo sviluppo del bosco favorisce alcuni insetti specializzati: sono diffuse le termiti, il cervo volante e molti altri coleotteri, mentre nei forteti, se l’inverno è stato mite, può divenire abbondante uno splendido lepidottero detto ninfa del corbezzolo. Recenti ricerche hanno indagato alcune aree umide scoprendo specie nuove per la Toscana, per l’Italia peninsulare e per l’Italia intera, come alcuni Imenotteri Crisididi considerati dei relitti postglaciali. Rilevante anche la presenza di una farfalla endemica dell’arcipelago toscano Coenonimpha elbana è considerate una specie in pericolo di estinzione a causa dell’eccessivo impatto turistico nell’arcipelago.
Tali presenze testimoniano un ambiente ancora integro e ricco in biodiversità in un area che occupa una posizione limite fra la regione mediterranea e quella europea.
Molte di queste specie sono oggi rare e minacciate, si invita pertanto a non disturbarle rimanendo sui sentieri segnalati, limitando al massimo i rumori, tenendo i vostri cani al guinzaglio, non lasciando nessun tipo di rifiuto compresi quelli alimentari e facendo la massima attenzione soprattutto nel periodo primaverile della riproduzione.
Nei vasti boschi e nelle folte macchie quasi impenetrabili, non è agevole l’incontro con la fauna; tuttavia nelle zone più remote e fresche è possibile un incontro fortuito con ungulati come il Capriolo, il Cinghiale, il Daino ed il Muflone. Nelle aree aperte il volteggiare dei rapaci accompagna spesso il visitatore.
Il territorio della Riserva ospita specie e popolazioni di estremo interesse. Tra queste va ricordata la presenza dei carnivori, come il Lupo presente con 2 branchi riproduttivi, il gatto selvatico e la martora, e dei rapaci diurni, quali il biancone, ma anche pecchiaiolo, sparviero e, d’inverno, il nibbio reale.
Tra i piccoli uccelli spiccano le specie di macchia e forteto, come la sterpazzolina, mentre sugli affioramenti rocciosi troviamo anche succiacapre, tottavilla, magnanina e, d’inverno, zigolo muciatto e sordone. I rilievi più alti sono particolarmente idonei per osservare la migrazione degli uccelli, soprattutto d’autunno, quando in certe giornate si possono contare centinaia di passaggi.
In questi ambienti, soprattutto in estate, l’acqua è una risorsa rara e localizzata, per cui i corsi d’acqua ed i laghetti rivestono una particolare importanza. Lungo i torrenti Trossa, Sterza e Adio si possono osservare anfibi come la rana italica, l’ululone dal ventre giallo e la salamandrina dagli occhiali, rettili come la testuggine palustre ed uccelli come la ballerina gialla, il germano reale ed il raro merlo acquaiolo.
Nei pressi dell’acqua è più frequente anche l’incontro con le specie terrestri, che si recano ad abbeverarsi o profittano del microclima più mite. E’ qui, ad esempio, che è più facile l’incontro con la testuggine comune.
Fino agli anni ’50 del secolo scorso ad aiutare i boscaioli e carbonai c’era il famoso cavallino di Monterufoli, una razza equina autoctona adattissima a smacchiare le selve ed allevati allo stato brado dai Della Gherardesca ; oggi si sta lavorando per la sua valorizzazione a fini turistici e ricreativi e per la conservazione di questa razza a rischio di estinzione.
Di estremo interesse anche il mondo degli invertebrati; lo sviluppo del bosco favorisce alcuni insetti specializzati: sono diffuse le termiti, il cervo volante e molti altri coleotteri, mentre nei forteti, se l’inverno è stato mite, può divenire abbondante uno splendido lepidottero detto ninfa del corbezzolo. Recenti ricerche hanno indagato alcune aree umide scoprendo specie nuove per la Toscana, per l’Italia peninsulare e per l’Italia intera, come alcuni Imenotteri Crisididi considerati dei relitti postglaciali. Rilevante anche la presenza di una farfalla endemica dell’arcipelago toscano Coenonimpha elbana è considerate una specie in pericolo di estinzione a causa dell’eccessivo impatto turistico nell’arcipelago.
Tali presenze testimoniano un ambiente ancora integro e ricco in biodiversità in un area che occupa una posizione limite fra la regione mediterranea e quella europea.Molte di queste specie sono oggi rare e minacciate, si invita pertanto a non disturbarle rimanendo sui sentieri segnalati, limitando al massimo i rumori, tenendo i vostri cani al guinzaglio, non lasciando nessun tipo di rifiuto compresi quelli alimentari e facendo la massima attenzione soprattutto nel periodo primaverile della riproduzione.
I percorsi della Riserva Naturale Monterufoli-Caselli
1 - Accesso Alla Riserva Naturale Caselli dal Parcheggio in Loc. La Pompa
2 - Francigena-Mare 05 Villetta di Monterufoli – Bolgheri
3 - Francigena-Mare 04 Querceto – Villetta di Monterufoli
4 - Francigena-Mare 08b Deviazione piena torrente Sterza
5 - Francigena-Mare 08 Variante bici Ritasso
6 - Monteverdi tra borghi, campagne e foreste
7 - La Val di Sterza e la foresta di Caselli
8 - Il castello di Querceto e la foresta di Monterufoli
9 - La Sassa, la foresta di Caselli e la macchia della Magona
10 - Gran tour della geotermia e dei parchi
11 - I borghi di Micciano e Libbiano e la foresta di Monterufoli
12 - Le miniere di Botticella e il torrente Trossa
13 - L'anello di Corno al Bufalo
14 - La valle del Trossa e le rupi di Frontosini
15 - La villa di Monterufoli e la valle del Linari
16 - La cascata di Caselli e la foresta di Renzano
17 - Golazze aperte e la valle del Rivivo
18 - Il Campo ai Meli
19 - L'anello di Poggio Vecchio
20 - Il torrente Trossa e il puntone di Farneta
21 - L’anello di Poggio Castiglione: un’antica ferrovia mineraria nella gola del torrente Ritasso
Percorrendo i sentieri si percepisce subito un territorio sicuramente aspro, caratterizzato da impervi versanti detritici, da suggestive forre o da affioramenti rocciosi ove è possibile osservare la ricca flora endemica. Pur non raggiungendo quote elevate, con una altezza massima di 594 m del Poggio delle Carbonare, il paesaggio della zona è dominato da un’insieme di piccole alture isolate costituite perlopiù da rocce ofiolitiche, le cosiddette “rocce verdi” che hanno condizionato in modo marcato l’ecologia dell’intera zona. Una di queste rocce, la serpentinite, che affiora in molte altre zone della Toscana, ha costituito per secoli la materia prima per abbellire numerosi edifici religiosi, spesso in associazione con il marmo.
Le ofioliti (dal greco òphis = serpente e lithòs = pietra) sono costituite da rocce magmatiche, i gabbri ed i basalti, e da rocce metamorfiche, le serpentiniti. Esse rappresentano un antico fondale oceanico, risalente a circa 180 milioni di anni fa, successivamente compresso e sollevato al di sopra del livello del mare in seguito ad imponenti movimenti della crosta terrestre. Tale origine è avvalorata dalla costante associazione di queste rocce con sedimenti di mare profondo, quali i diaspri o le Argilliti, con calcari Palombini, quest’ultime osservabili presso l’Aia al Cerro.
Percorrere il corso dei torrenti Trossa e Secolo, o attraversare i versanti del Poggio Corno al Bufalo, consente all’escursionista di camminare sul fondo di un antico oceano emerso, un’esperienza unica che insieme anche alle numerose tracce di attività minerarie, come quelle nel Fosso dei Linari (Miniera del Caggio), permette di scoprire paesaggi inconsueti e le testimonianze delle attività di ricerca ed estrazione dei minerali cupriferi quali calcopirite, bornite, calcocite e rame nativo.
Il sentiero natura del Corno al Bufalo ci porta alla scoperta di una cava abbandonata di calcedonio, forse il minerale più ricercato e di indubbio pregio estetico, che ha reso celebre Monterufoli nel periodo compreso tra fine XVI e metà XIX secolo per rifornire l’Opificio Granducale delle Pietre dure di Firenze, che ancora oggi viene nella Riserva a prendere i calcedoni per i propri restauri.
L’ottocentesca via ferrata lungo il torrente Ritasso, che collegava nell’800 le miniere di lignite e magnesite ai centri abitati e oggi tracciato di un sentiero natura, ci regala un itinerario carico di suggestioni uniche per gli appassionati di geologia e mineralogia e non solo: vecchi ponti fantasma in muratura, sospesi su archi incassati nella roccia e trincee scavate nelle serpentine, rappresentano vere e proprie tracce di Archeologia Industriale.
Percorrendo i sentieri si percepisce subito un territorio sicuramente aspro, caratterizzato da impervi versanti detritici, da suggestive forre o da affioramenti rocciosi ove è possibile osservare la ricca flora endemica. Pur non raggiungendo quote elevate, con una altezza massima di 594 m del Poggio delle Carbonare, il paesaggio della zona è dominato da un’insieme di piccole alture isolate costituite perlopiù da rocce ofiolitiche, le cosiddette “rocce verdi” che hanno condizionato in modo marcato l’ecologia dell’intera zona. Una di queste rocce, la serpentinite, che affiora in molte altre zone della Toscana, ha costituito per secoli la materia prima per abbellire numerosi edifici religiosi, spesso in associazione con il marmo.
Le ofioliti (dal greco òphis = serpente e lithòs = pietra) sono costituite da rocce magmatiche, i gabbri ed i basalti, e da rocce metamorfiche, le serpentiniti. Esse rappresentano un antico fondale oceanico, risalente a circa 180 milioni di anni fa, successivamente compresso e sollevato al di sopra del livello del mare in seguito ad imponenti movimenti della crosta terrestre. Tale origine è avvalorata dalla costante associazione di queste rocce con sedimenti di mare profondo, quali i diaspri o le Argilliti, con calcari Palombini, quest’ultime osservabili presso l’Aia al Cerro.
Percorrere il corso dei torrenti Trossa e Secolo, o attraversare i versanti del Poggio Corno al Bufalo, consente all’escursionista di camminare sul fondo di un antico oceano emerso, un’esperienza unica che insieme anche alle numerose tracce di attività minerarie, come quelle nel Fosso dei Linari (Miniera del Caggio), permette di scoprire paesaggi inconsueti e le testimonianze delle attività di ricerca ed estrazione dei minerali cupriferi quali calcopirite, bornite, calcocite e rame nativo.
Il sentiero natura del Corno al Bufalo ci porta alla scoperta di una cava abbandonata di calcedonio, forse il minerale più ricercato e di indubbio pregio estetico, che ha reso celebre Monterufoli nel periodo compreso tra fine XVI e metà XIX secolo per rifornire l’Opificio Granducale delle Pietre dure di Firenze, che ancora oggi viene nella Riserva a prendere i calcedoni per i propri restauri.
L’ottocentesca via ferrata lungo il torrente Ritasso, che collegava nell’800 le miniere di lignite e magnesite ai centri abitati e oggi tracciato di un sentiero natura, ci regala un itinerario carico di suggestioni uniche per gli appassionati di geologia e mineralogia e non solo: vecchi ponti fantasma in muratura, sospesi su archi incassati nella roccia e trincee scavate nelle serpentine, rappresentano vere e proprie tracce di Archeologia Industriale.
I percorsi della Riserva Naturale Monterufoli-Caselli
1 - Accesso Alla Riserva Naturale Caselli dal Parcheggio in Loc. La Pompa
2 - Francigena-Mare 05 Villetta di Monterufoli – Bolgheri
3 - Francigena-Mare 04 Querceto – Villetta di Monterufoli
4 - Francigena-Mare 08b Deviazione piena torrente Sterza
5 - Francigena-Mare 08 Variante bici Ritasso
6 - Monteverdi tra borghi, campagne e foreste
7 - La Val di Sterza e la foresta di Caselli
8 - Il castello di Querceto e la foresta di Monterufoli
9 - La Sassa, la foresta di Caselli e la macchia della Magona
10 - Gran tour della geotermia e dei parchi
11 - I borghi di Micciano e Libbiano e la foresta di Monterufoli
12 - Le miniere di Botticella e il torrente Trossa
13 - L'anello di Corno al Bufalo
14 - La valle del Trossa e le rupi di Frontosini
15 - La villa di Monterufoli e la valle del Linari
16 - La cascata di Caselli e la foresta di Renzano
17 - Golazze aperte e la valle del Rivivo
18 - Il Campo ai Meli
19 - L'anello di Poggio Vecchio
20 - Il torrente Trossa e il puntone di Farneta
21 - L’anello di Poggio Castiglione: un’antica ferrovia mineraria nella gola del torrente Ritasso
Corsi d’acqua ad elevata naturalità caratterizzano la Riserva; presentano però un regime torrentizio con scarsa o nulla portata nel periodo estivo, quando sono frequenti lunghi periodi siccitosi.
I torrenti principali sono il Trossa sul confine orientale della Riserva nel territorio di Pomarance e lo Sterza nella parte più occidentale nel territorio di Monteverdi Marittimo, entrambi affluenti del Fiume Cecina.
L’ottimo stato di conservazione della vegetazione “ripariale”, ovvero delle rive, caratterizzata da pioppo nero, ontano nero, olmo, diversi salici arbustivi, salice bianco, frangola e l’elevata qualità delle acque del fiume, descrivono ambienti unici e di straordinaria bellezza e biodiversità, arricchiti dalla presenza di affioramenti di roccia ofiolitica e di calcari “palombini” dal colore grigio dei colombi.
Il Trossa è caratterizzato da tratti con letto impervio adorno di grossi massi di gabbro, pieghe di calcari palombini, pozze e rapide. Presenze faunistiche di rilievo sono il merlo acquaiolo e la tartaruga palustre oltre a pesci quali cavedano, barbo e rovella.
Lo Sterza è caratterizzato dalla presenza nella vegetazione delle rive di un rara liana di antica origine, diffusa in Italia in poche zone di rifugio in Toscana e Piuglia, la periploca greca.
I greti con terrazzi ghiaiosi sono caratterizzati da garighe e vegetazione annua e da isolotti saltuariamente emergenti. Nei tratti dove la velocità della corrente diminuisce si assiste allo sviluppo di formazioni vegetali erbacee tipiche delle aree umide quali scirpeti, giuncheti, cariceti e canneti popolati da anfibi ed uccelli legati agli ambienti umidi come aironi, martin pescatore, gallinella d’acqua.
Tra le località senza dubbio più conosciute, per la qualità delle acque e per l’ambiente incantevole ed incontaminato, la cascata dello Sterza nell’area di Caselli detta di “Capelvenere”, per l’abbondante presenza dell’omonima felce; un vero gioiello di natura e di pace, ma anche un ambiente fragile e da salvaguardare.
Un tratto del Trossa particolarmente suggestivo si trova a valle della confluenza con il torrente Secolo; detto localmente “Grotta Magna” è connotato da grossi massi di gabbro nel letto incassato del torrente, che si contorce tra pozze e cascatelle di acqua limpidissima.
Il Rivivo ed il Ritasso a Caselli e l’Adio a Monterufoli sono corsi d’acqua minori ma autentiche perle naturalistiche che attraversano aree interamente boscate e poco accessibili tra le più selvagge della Riserva.
Per godere a pieno dei corsi d’acqua della Riserva si consiglia una visita a primavera o inizio estate per la presenza ancora sufficiente di acqua; si ricorda però di fare la massima attenzione perche questo è anche il periodo particolarmente delicato per la riproduzione soprattutto di uccelli ed anfibi.
IMPORTANTE: I corsi d’acqua possono essere raggiunti solo in prossimità dei sentieri segnalati. Per motivi di conservazione degli habitat e sicurezza è vietata la risalita di tutti i corsi d’acqua ad esclusione del tratto tra il Masso delle Fanciulle e il Masso degli Specchi nella Riserva di Berignone. Risalite ed escursioni guidate possono essere autorizzate dall’Ufficio Regionale che gestisce le Riserve.
Corsi d’acqua ad elevata naturalità caratterizzano la Riserva; presentano però un regime torrentizio con scarsa o nulla portata nel periodo estivo, quando sono frequenti lunghi periodi siccitosi.
I torrenti principali sono il Trossa sul confine orientale della Riserva nel territorio di Pomarance e lo Sterza nella parte più occidentale nel territorio di Monteverdi Marittimo, entrambi affluenti del Fiume Cecina.
L’ottimo stato di conservazione della vegetazione “ripariale”, ovvero delle rive, caratterizzata da pioppo nero, ontano nero, olmo, diversi salici arbustivi, salice bianco, frangola e l’elevata qualità delle acque del fiume, descrivono ambienti unici e di straordinaria bellezza e biodiversità, arricchiti dalla presenza di affioramenti di roccia ofiolitica e di calcari “palombini” dal colore grigio dei colombi.
Il Trossa è caratterizzato da tratti con letto impervio adorno di grossi massi di gabbro, pieghe di calcari palombini, pozze e rapide. Presenze faunistiche di rilievo sono il merlo acquaiolo e la tartaruga palustre oltre a pesci quali cavedano, barbo e rovella.
Lo Sterza è caratterizzato dalla presenza nella vegetazione delle rive di un rara liana di antica origine, diffusa in Italia in poche zone di rifugio in Toscana e Piuglia, la periploca greca.
I greti con terrazzi ghiaiosi sono caratterizzati da garighe e vegetazione annua e da isolotti saltuariamente emergenti. Nei tratti dove la velocità della corrente diminuisce si assiste allo sviluppo di formazioni vegetali erbacee tipiche delle aree umide quali scirpeti, giuncheti, cariceti e canneti popolati da anfibi ed uccelli legati agli ambienti umidi come aironi, martin pescatore, gallinella d’acqua.
Tra le località senza dubbio più conosciute, per la qualità delle acque e per l’ambiente incantevole ed incontaminato, la cascata dello Sterza nell’area di Caselli detta di “Capelvenere”, per l’abbondante presenza dell’omonima felce; un vero gioiello di natura e di pace, ma anche un ambiente fragile e da salvaguardare.
Un tratto del Trossa particolarmente suggestivo si trova a valle della confluenza con il torrente Secolo; detto localmente “Grotta Magna” è connotato da grossi massi di gabbro nel letto incassato del torrente, che si contorce tra pozze e cascatelle di acqua limpidissima.
Il Rivivo ed il Ritasso a Caselli e l’Adio a Monterufoli sono corsi d’acqua minori ma autentiche perle naturalistiche che attraversano aree interamente boscate e poco accessibili tra le più selvagge della Riserva.
Per godere a pieno dei corsi d’acqua della Riserva si consiglia una visita a primavera o inizio estate per la presenza ancora sufficiente di acqua; si ricorda però di fare la massima attenzione perche questo è anche il periodo particolarmente delicato per la riproduzione soprattutto di uccelli ed anfibi.
IMPORTANTE: I corsi d’acqua possono essere raggiunti solo in prossimità dei sentieri segnalati. Per motivi di conservazione degli habitat e sicurezza è vietata la risalita di tutti i corsi d’acqua ad esclusione del tratto tra il Masso delle Fanciulle e il Masso degli Specchi nella Riserva di Berignone. Risalite ed escursioni guidate possono essere autorizzate dall’Ufficio Regionale che gestisce le Riserve.
I percorsi della Riserva Naturale Monterufoli-Caselli
1 - Accesso Alla Riserva Naturale Caselli dal Parcheggio in Loc. La Pompa
2 - Francigena-Mare 05 Villetta di Monterufoli – Bolgheri
3 - Francigena-Mare 04 Querceto – Villetta di Monterufoli
4 - Francigena-Mare 08b Deviazione piena torrente Sterza
5 - Francigena-Mare 08 Variante bici Ritasso
6 - Monteverdi tra borghi, campagne e foreste
7 - La Val di Sterza e la foresta di Caselli
8 - Il castello di Querceto e la foresta di Monterufoli
9 - La Sassa, la foresta di Caselli e la macchia della Magona
10 - Gran tour della geotermia e dei parchi
11 - I borghi di Micciano e Libbiano e la foresta di Monterufoli
12 - Le miniere di Botticella e il torrente Trossa
13 - L'anello di Corno al Bufalo
14 - La valle del Trossa e le rupi di Frontosini
15 - La villa di Monterufoli e la valle del Linari
16 - La cascata di Caselli e la foresta di Renzano
17 - Golazze aperte e la valle del Rivivo
18 - Il Campo ai Meli
19 - L'anello di Poggio Vecchio
20 - Il torrente Trossa e il puntone di Farneta
21 - L’anello di Poggio Castiglione: un’antica ferrovia mineraria nella gola del torrente Ritasso
Una terra oggi selvaggia ma con i segni di una secolare presenza dell’uomo, per molti anni vasto possedimento terriero di nobili famiglie e gestito a mezzadria e sfruttato per i tesori del sottosuolo . I vasti rimboschimenti di Monterufoli e Caselli, la forma cedua dei boschi e i segni delle antiche carbonaie, raccontano la storia di generazione di boscaioli, che per secoli hanno percorso le mulattiere oggi utilizzate dal visitatore. Ad aiutare boscaioli e carbonai c’era il famoso cavallino di Monterufoli, una razza equina autoctona adattissima a smacchiare le selve e a percorrere gli stretti sentieri. Nelle aree più vicine ai diruti poderi si rinviene scampoli di pascolo abbandonato, oramai arbustato, qui l’allevamento brado del bestiame ha inciso in passato sul sostentamento della scarsa popolazione nella zona. Gli insediamenti fortificati del territorio svolgevano funzione di difesa e controllo di miniere ma anche delle vie commerciali che presumibilmente interessavano la valle del torrente Sterza; in particolare sembra che questa direttrice costituisse un’importante via di “transumanza” del bestiame.
Meno appariscenti, ma comunque diffuse, risultano le testimonianze delle attività di escavazione e di ricerca mineraria che per lungo tempo hanno interessato il territorio della Riserva: affascinante la visita alle miniere di rame sul Torrente Linari, a quelle di lignite a Villetta o alle cave del prezioso calcedonio situate presso il Podere Monterufolino. Questa pietra ornamentale, conosciuta come “ calcedonio di Volterra”, divenne famosa nel mondo quando, sul finire del XVI secolo, il Granduca Ferdinando I ne favorì la lavorazione presso l’Opificio delle Pietre dure di Firenze.
Assolutamente da non perdere la visita ai resti della linea ferroviaria lignitifera privata che tra il 1872 e il 1928 unì la miniera di Villetta con la località del Casino di Terra. Ponti ferroviari dalle arcate mozzafiato si sviluppano lungo il corso del Torrente Ritasso, in un paesaggio selvaggio ricco di fauna e flora.
Al centro della Riserva, nel cuore della foresta, è situata la seicentesca Villa di Monterufoli, edificio di rilievo storico e artistico, antica proprietà di una famiglia nobile volterrana e oggi centro di educazione ambientale. Luogo privilegiato per la visita dell’area protetta e punto di partenza dei più interessanti sentieri, la Villa, detta anche “delle cento stanze”, sorge su una altura ove un tempo sorgeva un castello rurale appartenente ai Vescovi di Volterra.
Quando nel 1533 i Maffei entrarono in possesso della tenuta sfruttarono soprattutto le risorse minerarie di questa porzione delle Colline Metallifere, attività che si intensificò dalla metà del 1800 fino ai primi decenni del 1900 con i nobili Della Gherardesca.
Complesso edilizio di interesse storico, la fattoria di Caselli domina il territorio dell’antico feudo omonimo, un tempo appartenuto ai conti Della Gherardesca e noto fin dall’alto medioevo. Dai trascorsi di castello, poi di villa e di fattoria ordinatrice di attività produttive diversificate, si propone oggi come centro polivalente per l’accoglienza, la didattica e la ricerca che valorizzi e conservi le preziose risorse ambientali di questi territori.
Una terra oggi selvaggia ma con i segni di una secolare presenza dell’uomo, per molti anni vasto possedimento terriero di nobili famiglie e gestito a mezzadria e sfruttato per i tesori del sottosuolo . I vasti rimboschimenti di Monterufoli e Caselli, la forma cedua dei boschi e i segni delle antiche carbonaie, raccontano la storia di generazione di boscaioli, che per secoli hanno percorso le mulattiere oggi utilizzate dal visitatore. Ad aiutare boscaioli e carbonai c’era il famoso cavallino di Monterufoli, una razza equina autoctona adattissima a smacchiare le selve e a percorrere gli stretti sentieri. Nelle aree più vicine ai diruti poderi si rinviene scampoli di pascolo abbandonato, oramai arbustato, qui l’allevamento brado del bestiame ha inciso in passato sul sostentamento della scarsa popolazione nella zona. Gli insediamenti fortificati del territorio svolgevano funzione di difesa e controllo di miniere ma anche delle vie commerciali che presumibilmente interessavano la valle del torrente Sterza; in particolare sembra che questa direttrice costituisse un’importante via di “transumanza” del bestiame.
Meno appariscenti, ma comunque diffuse, risultano le testimonianze delle attività di escavazione e di ricerca mineraria che per lungo tempo hanno interessato il territorio della Riserva: affascinante la visita alle miniere di rame sul Torrente Linari, a quelle di lignite a Villetta o alle cave del prezioso calcedonio situate presso il Podere Monterufolino. Questa pietra ornamentale, conosciuta come “ calcedonio di Volterra”, divenne famosa nel mondo quando, sul finire del XVI secolo, il Granduca Ferdinando I ne favorì la lavorazione presso l’Opificio delle Pietre dure di Firenze.
Assolutamente da non perdere la visita ai resti della linea ferroviaria lignitifera privata che tra il 1872 e il 1928 unì la miniera di Villetta con la località del Casino di Terra. Ponti ferroviari dalle arcate mozzafiato si sviluppano lungo il corso del Torrente Ritasso, in un paesaggio selvaggio ricco di fauna e flora.
Al centro della Riserva, nel cuore della foresta, è situata la seicentesca Villa di Monterufoli, edificio di rilievo storico e artistico, antica proprietà di una famiglia nobile volterrana e oggi centro di educazione ambientale. Luogo privilegiato per la visita dell’area protetta e punto di partenza dei più interessanti sentieri, la Villa, detta anche “delle cento stanze”, sorge su una altura ove un tempo sorgeva un castello rurale appartenente ai Vescovi di Volterra.
Quando nel 1533 i Maffei entrarono in possesso della tenuta sfruttarono soprattutto le risorse minerarie di questa porzione delle Colline Metallifere, attività che si intensificò dalla metà del 1800 fino ai primi decenni del 1900 con i nobili Della Gherardesca.
Complesso edilizio di interesse storico, la fattoria di Caselli domina il territorio dell’antico feudo omonimo, un tempo appartenuto ai conti Della Gherardesca e noto fin dall’alto medioevo. Dai trascorsi di castello, poi di villa e di fattoria ordinatrice di attività produttive diversificate, si propone oggi come centro polivalente per l’accoglienza, la didattica e la ricerca che valorizzi e conservi le preziose risorse ambientali di questi territori.
I percorsi della Riserva Naturale Monterufoli-Caselli
1 - Accesso Alla Riserva Naturale Caselli dal Parcheggio in Loc. La Pompa
2 - Francigena-Mare 05 Villetta di Monterufoli – Bolgheri
3 - Francigena-Mare 04 Querceto – Villetta di Monterufoli
4 - Francigena-Mare 08b Deviazione piena torrente Sterza
5 - Francigena-Mare 08 Variante bici Ritasso
6 - Monteverdi tra borghi, campagne e foreste
7 - La Val di Sterza e la foresta di Caselli
8 - Il castello di Querceto e la foresta di Monterufoli
9 - La Sassa, la foresta di Caselli e la macchia della Magona
10 - Gran tour della geotermia e dei parchi
11 - I borghi di Micciano e Libbiano e la foresta di Monterufoli
12 - Le miniere di Botticella e il torrente Trossa
13 - L'anello di Corno al Bufalo
14 - La valle del Trossa e le rupi di Frontosini
15 - La villa di Monterufoli e la valle del Linari
16 - La cascata di Caselli e la foresta di Renzano
17 - Golazze aperte e la valle del Rivivo
18 - Il Campo ai Meli
19 - L'anello di Poggio Vecchio
20 - Il torrente Trossa e il puntone di Farneta
21 - L’anello di Poggio Castiglione: un’antica ferrovia mineraria nella gola del torrente Ritasso