Riserva Naturale di Berignone
La riserva si estende tra i comuni di Volterra e Pomarance, su una superficie di più di duemila ettari, oggi riconosciuti a livello europeo Zona Speciale di Conservazione.
I rilievi, interamente boscati, culminano nel Monte Soldano, inciso da torrenti di acque chiarissime, oltre ai torrenti Fosci e Sellate, il fiume Cecina percorre la riserva per un tratto e lascia un indelebile ricordo della sua limpidezza nelle località Masso delle Fanciulle e Masso degli Specchi, con bellissime piscine naturali azzurro-verdi che invitano ad immergersi nella calura estiva.
I boschi e le macchie di cerri, lecci, corbezzoli, poggiano su rocce sedimentate milioni d’anni fa all’interno di un grande lago oramai scomparso e solcate dalla selvaggia gola del Botro al Rio con le sue ripide pareti spettacolari nei pressi della Grotta Rossa, zona questa esplorabile tramite un grande anello escursionistico.
Le antiche foreste di alberi decidui e sempreverdi ospitano rapaci, picchi, e moltissimi altri uccelli. Nel vicino Bosco di Tatti vive la quercia rovere, formando uno dei popolamenti più importanti d’Italia. Anche il lupo vive nella Riserva con un branco riproduttivo, insieme al gatto selvatico, alla puzzola, al tasso e a frotte di ungulati visibili solo con un po di fortuna nelle zone aperte la mattina presto o la sera al crepuscolo.
Il territorio, oltre a possedere un notevole interesse naturalistico, rivela tracce evidenti della presenza importante dell’uomo: in questi luoghi oramai sperduti si è fatta la storia e lo testimoniano le vestigia delle belle rocche medievali: il Castello dei Vescovi e il Castello di Luppiano, quest’ultimo appena fuori dalla Riserva.
Il primo, in particolare, fu, come suggerisce il nome, dimora di prelati della Diocesi locale e, per un periodo, anche zecca, cioè il luogo nel quale veniva coniata la moneta detta Grosso volterrano.
I numerosi antichi sentieri adatti per tutte le esigenze permettono di esplorare in sicurezza la Riserva, immergendosi in un paesaggio forestale sempre diverso in ogni stagione dell’anno e di apprendere di più sulla vita nella selva e degli altri ecosistemi che qui si conservano.
La riserva si estende tra i comuni di Volterra e Pomarance, su una superficie di più di duemila ettari, oggi riconosciuti a livello europeo Zona Speciale di Conservazione.
I rilievi, interamente boscati, culminano nel Monte Soldano, inciso da torrenti di acque chiarissime, oltre ai torrenti Fosci e Sellate, il fiume Cecina percorre la riserva per un tratto e lascia un indelebile ricordo della sua limpidezza nelle località Masso delle Fanciulle e Masso degli Specchi, con bellissime piscine naturali azzurro-verdi che invitano ad immergersi nella calura estiva.
I boschi e le macchie di cerri, lecci, corbezzoli, poggiano su rocce sedimentate milioni d’anni fa all’interno di un grande lago oramai scomparso e solcate dalla selvaggia gola del Botro al Rio con le sue ripide pareti spettacolari nei pressi della Grotta Rossa, zona questa esplorabile tramite un grande anello escursionistico.
Le antiche foreste di alberi decidui e sempreverdi ospitano rapaci, picchi, e moltissimi altri uccelli. Nel vicino Bosco di Tatti vive la quercia rovere, formando uno dei popolamenti più importanti d’Italia. Anche il lupo vive nella Riserva con un branco riproduttivo, insieme al gatto selvatico, alla puzzola, al tasso e a frotte di ungulati visibili solo con un po di fortuna nelle zone aperte la mattina presto o la sera al crepuscolo.
Il territorio, oltre a possedere un notevole interesse naturalistico, rivela tracce evidenti della presenza importante dell’uomo: in questi luoghi oramai sperduti si è fatta la storia e lo testimoniano le vestigia delle belle rocche medievali: il Castello dei Vescovi e il Castello di Luppiano, quest’ultimo appena fuori dalla Riserva.
Il primo, in particolare, fu, come suggerisce il nome, dimora di prelati della Diocesi locale e, per un periodo, anche zecca, cioè il luogo nel quale veniva coniata la moneta detta Grosso volterrano.
I numerosi antichi sentieri adatti per tutte le esigenze permettono di esplorare in sicurezza la Riserva, immergendosi in un paesaggio forestale sempre diverso in ogni stagione dell’anno e di apprendere di più sulla vita nella selva e degli altri ecosistemi che qui si conservano.
I percorsi della Riserva Naturale Berignone
1 - Parcheggio S. Antonio, torrente Possera, Masso degli Specchi
2 - Via Etrusca 01 Volterra - Pomarance
3 - Francigena-Mare 02 Volterra – Pomarance
4 - Francigena-Mare 06 Variante bici Palagetto
5 - Grande anello escursionistico della gola del rio
6 - Ciclotour della Riserva Naturale di Berignone e Tatti
7 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone
8 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone - variante
I boschi sono l’elemento dominante di tutta la Riserva ricoprendo tutto il sistema di alte colline che culminano con il Monte Soldano (555 m). Poche ma significative le stazioni rupestri nella valle del Botro al Rio e lungo il fiume Cecina, con vegetazione arbustiva e habitat molto interessanti per la flora e la fauna, oltre che per il loro straordinario valore paesaggistico.
In breve spazio i boschi cambiano nelle specie e in altezza, dalle macchie e leccete con piante sempreverdi mediterranee, nei versanti più caldi e meno fertili, ai boschi di caducifoglie nei versanti più freschi e umidi tipici delle aree più interne e lontane dal mare, con un clima che sfuma in quello tipico della media montagna.
Dopo anni di intenso sfruttamento del bosco, che si è protratto fino a inizio anni ’60, questo ecosistema ha riacquistato notevoli elementi di naturalità e maturità. Si tratta in particolare dei boschi d’alto fusto di leccio e di cerro, che nei versanti meridionali più soleggiati o maggiormente sfruttati con i tagli ripetuti, lasciano però il posto alla macchia o “forteto”, ove dominano arbusti sempreverdi come filliree, lentisco, corbezzolo, eriche e alaterno. Al contrario nei versanti esposti a nord con terreni più fertili e nelle fresche vallecole la vegetazione sempreverde lascia il posto ai boschi di caducifoglie con cerro, ciavardello, acero campestre, melo fino agli interessanti querceti a dominanza di quercia rovere.
Tra questi il conosciuto “Bosco di rovere di Tatti”, contiguo alla Riserva, rappresenta uno degli aspetti vegetazionali più pregevoli del territorio di Volterra e sicuramente tra i boschi più importanti in italia dominati da questa specie. Accanto alla rovere ed al cerro che superano anche i 25 metri di altezza troviamo specie particolarmente esigenti in termini di freschezza del clima e di fertilità del suolo, come il carpino bianco, pioppo tremulo, olmo, ciavardello, acero campestre e bellissimi esemplari di agrifoglio. Da segnalare nel torrente Pilelle la presenza di 2 individui di faggio, relitti di una vegetazione risalente ad alcuni migliaia di anni fa, quando a queste latitudini il clima era molto più freddo. Un mosaico quindi ricchissimo che in primavera ed autunno ci regale contrasti di colori davvero straordinari.
I boschi sono l’elemento dominante di tutta la Riserva ricoprendo tutto il sistema di alte colline che culminano con il Monte Soldano (555 m). Poche ma significative le stazioni rupestri nella valle del Botro al Rio e lungo il fiume Cecina, con vegetazione arbustiva e habitat molto interessanti per la flora e la fauna, oltre che per il loro straordinario valore paesaggistico.
In breve spazio i boschi cambiano nelle specie e in altezza, dalle macchie e leccete con piante sempreverdi mediterranee, nei versanti più caldi e meno fertili, ai boschi di caducifoglie nei versanti più freschi e umidi tipici delle aree più interne e lontane dal mare, con un clima che sfuma in quello tipico della media montagna.
Dopo anni di intenso sfruttamento del bosco, che si è protratto fino a inizio anni ’60, questo ecosistema ha riacquistato notevoli elementi di naturalità e maturità. Si tratta in particolare dei boschi d’alto fusto di leccio e di cerro, che nei versanti meridionali più soleggiati o maggiormente sfruttati con i tagli ripetuti, lasciano però il posto alla macchia o “forteto”, ove dominano arbusti sempreverdi come filliree, lentisco, corbezzolo, eriche e alaterno. Al contrario nei versanti esposti a nord con terreni più fertili e nelle fresche vallecole la vegetazione sempreverde lascia il posto ai boschi di caducifoglie con cerro, ciavardello, acero campestre, melo fino agli interessanti querceti a dominanza di quercia rovere.
Tra questi il conosciuto “Bosco di rovere di Tatti”, contiguo alla Riserva, rappresenta uno degli aspetti vegetazionali più pregevoli del territorio di Volterra e sicuramente tra i boschi più importanti in italia dominati da questa specie. Accanto alla rovere ed al cerro che superano anche i 25 metri di altezza troviamo specie particolarmente esigenti in termini di freschezza del clima e di fertilità del suolo, come il carpino bianco, pioppo tremulo, olmo, ciavardello, acero campestre e bellissimi esemplari di agrifoglio. Da segnalare nel torrente Pilelle la presenza di 2 individui di faggio, relitti di una vegetazione risalente ad alcuni migliaia di anni fa, quando a queste latitudini il clima era molto più freddo. Un mosaico quindi ricchissimo che in primavera ed autunno ci regale contrasti di colori davvero straordinari.
I percorsi della Riserva Naturale Berignone
1 - Parcheggio S. Antonio, torrente Possera, Masso degli Specchi
2 - Via Etrusca 01 Volterra - Pomarance
3 - Francigena-Mare 02 Volterra – Pomarance
4 - Francigena-Mare 06 Variante bici Palagetto
5 - Grande anello escursionistico della gola del rio
6 - Ciclotour della Riserva Naturale di Berignone e Tatti
7 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone
8 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone - variante
Berignone si presenta come una sorta di grande isola di bosco immersa nella campagna coltivata, luogo ideale per un alta concentrazione di tane e nidi di prede e predatori che spesso vanno poi ad alimentarsi al di fuori del bosco. Esemplare è il caso del biancone, grande rapace detto anche l’aquila dei serpenti, che sorvola campi e fiume a caccia di rettili, celando il suo nido nella foresta.
In modo analogo si comportano numerosi altri rapaci che frequentano la riserva, quali pellegrino, pecchiaiolo, nibbio bruno, sparviero, poiana e, tra i mammiferi, il Lupo presente con un branco riproduttivo nelle aree più selvagge della Riserva ed attualmente oggetto di specifiche ricerche.
Percorrendo i sentieri della Riserva sono frequenti i segni di presenza degli ungulati: Daino, Muflone, Cinghiale e Capriolo sono evidenti e cospicui ovunque e sono un’importante fonte alimentare per il lupo.
La presenza di un mosaico ambientale molto ricco ed il basso disturbo antropico ha permesso la conservazione anche di specie rare ed elusive. Tra queste recentemente è stata accertata anche la presenza di un carnivoro solitario molto difficile da osservare, il gatto selvatico che sembra utilizzare ambienti arbustivi e coltivi ancora presenti nella Riserva. Altri mammiferi come volpe, tasso, martora, puzzola, donnola e istrice sono qui abbastanza comuni.
Tra gli uccelli, soprattutto d’inverno, si osservano grandi stormi di colombacci, mentre in primavera si possono udire i canti di numerose specie. Tra i tanti nidificanti sono comuni pettirosso, capinera, merlo e fiorrancino e, nei rari ambienti aperti, tottavilla e zigolo nero; nelle macchie è inoltre possibile osservare la sterpazzolina e l’occhiocotto. Percorrendo a piedi i numerosi corsi d’acqua, nei tratti autorizzati, possiamo fare l’incontro con la particolare fauna degli habitat fluviali, uccelli acquatici come la gallinella d’acqua, l’airone cenerino, e il martin pescatore mentre, tra gli anfibi, risulta numerosa la presenza del rospo smeraldino e tra i rettili la tartaruga palustre. Ma gli ambienti fluviali comprendono anche habitat steppici e asciutti, dove nidificano uccelli rari e minacciati, come l’occhione, la calandrella e il succiacapre. Il fiume, infine, è forse l’habitat preferenziale di caccia e di presenza dei rapaci diurni e di quelli notturni, come barbagianni, assiolo e gufo comune.
Molte di queste specie animali sono oggi rare e minacciate, si invita pertanto a non disturbarle rimanendo sui sentieri segnalati, limitando al massimo i rumori, tenendo i vostri cani al guinzaglio, non lasciando nessun tipo di rifiuto compresi quelli alimentari e facendo la massima attenzione soprattutto nel periodo primaverile della riproduzione.
Berignone si presenta come una sorta di grande isola di bosco immersa nella campagna coltivata, luogo ideale per un alta concentrazione di tane e nidi di prede e predatori che spesso vanno poi ad alimentarsi al di fuori del bosco. Esemplare è il caso del biancone, grande rapace detto anche l’aquila dei serpenti, che sorvola campi e fiume a caccia di rettili, celando il suo nido nella foresta.
In modo analogo si comportano numerosi altri rapaci che frequentano la riserva, quali pellegrino, pecchiaiolo, nibbio bruno, sparviero, poiana e, tra i mammiferi, il Lupo presente con un branco riproduttivo nelle aree più selvagge della Riserva ed attualmente oggetto di specifiche ricerche.
Percorrendo i sentieri della Riserva sono frequenti i segni di presenza degli ungulati: Daino, Muflone, Cinghiale e Capriolo sono evidenti e cospicui ovunque e sono un’importante fonte alimentare per il lupo.
La presenza di un mosaico ambientale molto ricco ed il basso disturbo antropico ha permesso la conservazione anche di specie rare ed elusive. Tra queste recentemente è stata accertata anche la presenza di un carnivoro solitario molto difficile da osservare, il gatto selvatico che sembra utilizzare ambienti arbustivi e coltivi ancora presenti nella Riserva. Altri mammiferi come volpe, tasso, martora, puzzola, donnola e istrice sono qui abbastanza comuni.
Tra gli uccelli, soprattutto d’inverno, si osservano grandi stormi di colombacci, mentre in primavera si possono udire i canti di numerose specie. Tra i tanti nidificanti sono comuni pettirosso, capinera, merlo e fiorrancino e, nei rari ambienti aperti, tottavilla e zigolo nero; nelle macchie è inoltre possibile osservare la sterpazzolina e l’occhiocotto. Percorrendo a piedi i numerosi corsi d’acqua, nei tratti autorizzati, possiamo fare l’incontro con la particolare fauna degli habitat fluviali, uccelli acquatici come la gallinella d’acqua, l’airone cenerino, e il martin pescatore mentre, tra gli anfibi, risulta numerosa la presenza del rospo smeraldino e tra i rettili la tartaruga palustre. Ma gli ambienti fluviali comprendono anche habitat steppici e asciutti, dove nidificano uccelli rari e minacciati, come l’occhione, la calandrella e il succiacapre. Il fiume, infine, è forse l’habitat preferenziale di caccia e di presenza dei rapaci diurni e di quelli notturni, come barbagianni, assiolo e gufo comune.
Molte di queste specie animali sono oggi rare e minacciate, si invita pertanto a non disturbarle rimanendo sui sentieri segnalati, limitando al massimo i rumori, tenendo i vostri cani al guinzaglio, non lasciando nessun tipo di rifiuto compresi quelli alimentari e facendo la massima attenzione soprattutto nel periodo primaverile della riproduzione.
I percorsi della Riserva Naturale Berignone
1 - Parcheggio S. Antonio, torrente Possera, Masso degli Specchi
2 - Via Etrusca 01 Volterra - Pomarance
3 - Francigena-Mare 02 Volterra – Pomarance
4 - Francigena-Mare 06 Variante bici Palagetto
5 - Grande anello escursionistico della gola del rio
6 - Ciclotour della Riserva Naturale di Berignone e Tatti
7 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone
8 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone - variante
La foresta di Berignone si sviluppa su un articolato sistema alto-collinare con i rilievi più alti del territorio di Volterra come Monte Soldano (555 m), Poggio Metato (547).
La Riserva rivela la storia inaspettata di un grande lago di milioni di anni fa.
Caratterizzano la Riserva rocce sedimentarie sia di ambiente lacustre e Marino, quali conglomerati, arenarie, marne e argille, deposte circa 7-9 milioni di anni fa. Queste importanti testimonianze dell’antico lago e dei suoi immissari, condizionano oggi fortemente, assieme all’azione erosiva dei corsi d’acqua, la morfologia ed ed il paesaggio.
Percorrendo l’impressionante gola del Botro al Rio, un affluente del Torrente Sellate, è possibile osservare da vicino lo spessore dei conglomerati lacustri e l’azione erosiva operata dalle acque del torrente. Una azione potente che ha messo in luce ripide pareti rossastre, oggi dominate dalla mole del Castello dei Vescovi, la cui colorazione è probabilmente legata alle periodiche esposizioni dei conglomerati in un periodo climatico particolarmente secco.
La frequente presenza di banchi di lignite, un carbone fossile formatosi alla base dei conglomerati, ha consentito lo sviluppo, nella prima metà del ‘900, di una importante attività mineraria di cui si rinvengono poche tracce presso Poggio Metato, nella Macchia di Tatti, ai limiti settentrionali della Riserva.
Modesti gli affioramenti di rocce ofiolitiche, nella varietà di serpentiniti; rappresentano antichi frammenti di magmi profondi di un fondale oceanico del giurassico di 180 milioni di anni fa. Tali rocce situate soprattutto nella parte meridionale di Berignone, tra il Masso delle Fanciulle e la Bocca del Pavone, contribuiscono ad arricchire il paesaggio geologico e la diversità ecologica della Riserva, ospitando tra l’altro splendide fioriture nel periodo primaverile.
La foresta di Berignone si sviluppa su un articolato sistema alto-collinare con i rilievi più alti del territorio di Volterra come Monte Soldano (555 m), Poggio Metato (547).
La Riserva rivela la storia inaspettata di un grande lago di milioni di anni fa.
Caratterizzano la Riserva rocce sedimentarie sia di ambiente lacustre e Marino, quali conglomerati, arenarie, marne e argille, deposte circa 7-9 milioni di anni fa. Queste importanti testimonianze dell’antico lago e dei suoi immissari, condizionano oggi fortemente, assieme all’azione erosiva dei corsi d’acqua, la morfologia ed ed il paesaggio.
Percorrendo l’impressionante gola del Botro al Rio, un affluente del Torrente Sellate, è possibile osservare da vicino lo spessore dei conglomerati lacustri e l’azione erosiva operata dalle acque del torrente. Una azione potente che ha messo in luce ripide pareti rossastre, oggi dominate dalla mole del Castello dei Vescovi, la cui colorazione è probabilmente legata alle periodiche esposizioni dei conglomerati in un periodo climatico particolarmente secco.
La frequente presenza di banchi di lignite, un carbone fossile formatosi alla base dei conglomerati, ha consentito lo sviluppo, nella prima metà del ‘900, di una importante attività mineraria di cui si rinvengono poche tracce presso Poggio Metato, nella Macchia di Tatti, ai limiti settentrionali della Riserva.
Modesti gli affioramenti di rocce ofiolitiche, nella varietà di serpentiniti; rappresentano antichi frammenti di magmi profondi di un fondale oceanico del giurassico di 180 milioni di anni fa. Tali rocce situate soprattutto nella parte meridionale di Berignone, tra il Masso delle Fanciulle e la Bocca del Pavone, contribuiscono ad arricchire il paesaggio geologico e la diversità ecologica della Riserva, ospitando tra l’altro splendide fioriture nel periodo primaverile.
I percorsi della Riserva Naturale Berignone
1 - Parcheggio S. Antonio, torrente Possera, Masso degli Specchi
2 - Via Etrusca 01 Volterra - Pomarance
3 - Francigena-Mare 02 Volterra – Pomarance
4 - Francigena-Mare 06 Variante bici Palagetto
5 - Grande anello escursionistico della gola del rio
6 - Ciclotour della Riserva Naturale di Berignone e Tatti
7 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone
8 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone - variante
Il fiume Cecina è il corso d’acqua principale; il nome ha origini etrusche ed è identico a quello di un’antica famiglia etrusca di Volterra, i Ceicna, in latino Caecina. Un tratto del medio corso è compreso nella parte più meridionale della Riserva e rappresenta una delle zone di maggiore interesse naturalistico e paesaggistico di Berignone e di tutta la Val di Cecina.
L’ottimo stato di conservazione della vegetazione ripariale, caratterizzata da pioppo nero, ontano nero, olmo, diversi salici arbustivi, salice bianco e l’elevata qualità delle acque del fiume, costituiscono un ambiente unico e di straordinaria bellezza, arricchito dalla presenza, tra il Masso delle Fanciulle e la Bocca di Pavone di caratteristici affioramenti di roccia ofiolitica che disegnano un quadro dai tratti rupestri.
I greti ed i terrazzi ghiaiosi del Fiume Cecina costituiscono l’habitat ideale per la nidificazione del raro occhione, una delle specie di uccelli più importanti del territorio delle Riserve.
La località senza dubbio più conosciuta è il Masso delle Fanciulle situata poco a monte del vasto terrazzo agricolo del Molino di Berignone, si tratta di un tratto del fiume incastonato tra grossi massi affioranti di serpentina descrivendo un susseguirsi di cascatelle e pozze di acqua dai colori azzurro –verde in un contesto ambientale davvero suggestivo.
Il torrente Pavone lambisce la Riserva sul confine meridionale confluendo nel Cecina e terminando la sua pittoresca discesa proprio in località Bocca di Pavone. La Valle del Pavone, fuori dalla Riserva, dominata dalla mole della Rocca Sillana, è in assoluto uno degli ambienti più selvaggi e incontaminati della Toscana.
Gli altri due corsi d’acqua più importanti ma di modesta portata sono il torrente Fosci sul confine occidentale ed il torrente Sellate nella parte meridionale della Riserva che dopo aver confluito si gettono nel Fiume Cecina. In alcuni tratti dei torrenti la ridotta velocità della corrente consente lo sviluppo di formazioni vegetali tipiche delle aree umide quali scirpeti, giuncheti, cariceti e canneti popolati da anfibi ed uccelli legati agli ambienti umidi come aironi, martin pescatore, gallinella d’acqua. Si segnala in questi ambienti anche la presenza di un raro rettile acquatico, la testuggine palustre.
Per godere a pieno dei corsi d’acqua della Riserva si consiglia una visita a primavera o inizio estate per la presenza ancora sufficiente di acqua; si ricorda però che questo è anche il periodo particolarmente delicato per la riproduzione soprattutto di uccelli ed anfibi.
IMPORTANTE: I corsi d’acqua possono essere raggiunti solo in prossimità dei sentieri segnalati. Per motivi di conservazione degli habitat e sicurezza è vietata la risalita di tutti i corsi d’acqua ad esclusione del tratto tra il Masso delle Fanciulle e il Masso degli Specchi. Risalite ed escursioni guidate possono essere autorizzate dall’Ufficio Regionale che gestisce le Riserve.
Il fiume Cecina è il corso d’acqua principale; il nome ha origini etrusche ed è identico a quello di un’antica famiglia etrusca di Volterra, i Ceicna, in latino Caecina. Un tratto del medio corso è compreso nella parte più meridionale della Riserva e rappresenta una delle zone di maggiore interesse naturalistico e paesaggistico di Berignone e di tutta la Val di Cecina.
L’ottimo stato di conservazione della vegetazione ripariale, caratterizzata da pioppo nero, ontano nero, olmo, diversi salici arbustivi, salice bianco e l’elevata qualità delle acque del fiume, costituiscono un ambiente unico e di straordinaria bellezza, arricchito dalla presenza, tra il Masso delle Fanciulle e la Bocca di Pavone di caratteristici affioramenti di roccia ofiolitica che disegnano un quadro dai tratti rupestri.
I greti ed i terrazzi ghiaiosi del Fiume Cecina costituiscono l’habitat ideale per la nidificazione del raro occhione, una delle specie di uccelli più importanti del territorio delle Riserve.
La località senza dubbio più conosciuta è il Masso delle Fanciulle situata poco a monte del vasto terrazzo agricolo del Molino di Berignone, si tratta di un tratto del fiume incastonato tra grossi massi affioranti di serpentina descrivendo un susseguirsi di cascatelle e pozze di acqua dai colori azzurro –verde in un contesto ambientale davvero suggestivo.
Il torrente Pavone lambisce la Riserva sul confine meridionale confluendo nel Cecina e terminando la sua pittoresca discesa proprio in località Bocca di Pavone. La Valle del Pavone, fuori dalla Riserva, dominata dalla mole della Rocca Sillana, è in assoluto uno degli ambienti più selvaggi e incontaminati della Toscana.
Gli altri due corsi d’acqua più importanti ma di modesta portata sono il torrente Fosci sul confine occidentale ed il torrente Sellate nella parte meridionale della Riserva che dopo aver confluito si gettono nel Fiume Cecina. In alcuni tratti dei torrenti la ridotta velocità della corrente consente lo sviluppo di formazioni vegetali tipiche delle aree umide quali scirpeti, giuncheti, cariceti e canneti popolati da anfibi ed uccelli legati agli ambienti umidi come aironi, martin pescatore, gallinella d’acqua. Si segnala in questi ambienti anche la presenza di un raro rettile acquatico, la testuggine palustre.
Per godere a pieno dei corsi d’acqua della Riserva si consiglia una visita a primavera o inizio estate per la presenza ancora sufficiente di acqua; si ricorda però che questo è anche il periodo particolarmente delicato per la riproduzione soprattutto di uccelli ed anfibi.
IMPORTANTE: I corsi d’acqua possono essere raggiunti solo in prossimità dei sentieri segnalati. Per motivi di conservazione degli habitat e sicurezza è vietata la risalita di tutti i corsi d’acqua ad esclusione del tratto tra il Masso delle Fanciulle e il Masso degli Specchi. Risalite ed escursioni guidate possono essere autorizzate dall’Ufficio Regionale che gestisce le Riserve.
I percorsi della Riserva Naturale Berignone
1 - Parcheggio S. Antonio, torrente Possera, Masso degli Specchi
2 - Via Etrusca 01 Volterra - Pomarance
3 - Francigena-Mare 02 Volterra – Pomarance
4 - Francigena-Mare 06 Variante bici Palagetto
5 - Grande anello escursionistico della gola del rio
6 - Ciclotour della Riserva Naturale di Berignone e Tatti
7 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone
8 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone - variante
Le rigogliose foreste di Berignone e Tatti, oggi nascondono luoghi di quiete dove camminare indisturbati per ore ma raccontano anche di un passato di frenetica presenza umana legata alle attività selvicolturali, che prevedevano il taglio periodico del bosco per la produzione di carbone e legna (ceduo), seguito in certi casi dal pascolamento del bestiame allo stato brado. Dal basso medioevo fino alla metà dell’800 questi boschi furono intensamente utilizzati per fornire legna da ardere alle caldaie delle Saline di Volterra; le molte aree di ex carbonaie sparse nella Riserva, e la stessa ricostruzione didattica realizzata lungo il percorso La Venella, restano a ricordare tale attività conclusa nei primi anni ‘60. Oggi i pochi appezzamenti di terreno agricolo strappati alla natura, i vetusti olivi contorti, i rimboschimenti con pini ed i numerosi poderi sparsi (Il Pino, Poggio Casinieri, Capannone, Caprareccia, ecc.), testimoniano la secolare presenza di operose famiglie di mezzadri. Singolare anche l’avvincente storia di una distilleria granducale nel podere Caprareccia dove a metà dell’800 si produceva gin dalle bacche di ginepro e liquore di corbezzolo conosciuti per la loro qualità in mezza Europa.
Meno diffuse che in Monterufoli, le attività minerarie furono essenzialmente legate all’estrazione della lignite nella prima metà del ‘900, di cui rimangono le tracce di un piazzale di carico nella strada che oggi attraversa la foresta di Tatti.
Ma la più importante testimonianza della secolare presenza umana è sicuramente costituita dai resti della “Torraccia”, il castello dei Vescovi di Berignone, risalente al X sec. I suoi resti, situati su un alto sperone (231 m) che domina la confluenza tra il Botro al Rio e il Torrente Sellate, evocano ancora oggi il ricordo delle prolungate e violente contese medievali fra i Vescovi e il Comune di Volterra. Roccaforte dei Vescovo di Volterra, esercitò un importante ruolo nel controllo di una strategica via per il trasporto dei metalli, argento e rame, dall’alta val di Cecina a Volterra. Dopo l’anno mille da qui si amministrava la giustizia e si batteva la moneta di Volterra, il “Grosso”. Più volte distrutto e ricostruito il castello trovava nel cassero, sede della residenza vescovile, il suo nucleo più importante. Nel Castello, protetto da due cinte murarie, si trovavano inoltre una chiesa dedicata a S.Michele e un ospedale, forse dedicato a S.Antonio e noto come “ospedale dei poveri”. Anche i partigiani della Terza Brigata Garibaldi, formatasi in Val di Cecina nel Novembre del 1943, scelsero come sede del loro comando questo castello solitario.
Le rigogliose foreste di Berignone e Tatti, oggi nascondono luoghi di quiete dove camminare indisturbati per ore ma raccontano anche di un passato di frenetica presenza umana legata alle attività selvicolturali, che prevedevano il taglio periodico del bosco per la produzione di carbone e legna (ceduo), seguito in certi casi dal pascolamento del bestiame allo stato brado. Dal basso medioevo fino alla metà dell’800 questi boschi furono intensamente utilizzati per fornire legna da ardere alle caldaie delle Saline di Volterra; le molte aree di ex carbonaie sparse nella Riserva, e la stessa ricostruzione didattica realizzata lungo il percorso La Venella, restano a ricordare tale attività conclusa nei primi anni ‘60. Oggi i pochi appezzamenti di terreno agricolo strappati alla natura, i vetusti olivi contorti, i rimboschimenti con pini ed i numerosi poderi sparsi (Il Pino, Poggio Casinieri, Capannone, Caprareccia, ecc.), testimoniano la secolare presenza di operose famiglie di mezzadri. Singolare anche l’avvincente storia di una distilleria granducale nel podere Caprareccia dove a metà dell’800 si produceva gin dalle bacche di ginepro e liquore di corbezzolo conosciuti per la loro qualità in mezza Europa.
Meno diffuse che in Monterufoli, le attività minerarie furono essenzialmente legate all’estrazione della lignite nella prima metà del ‘900, di cui rimangono le tracce di un piazzale di carico nella strada che oggi attraversa la foresta di Tatti.
Ma la più importante testimonianza della secolare presenza umana è sicuramente costituita dai resti della “Torraccia”, il castello dei Vescovi di Berignone, risalente al X sec. I suoi resti, situati su un alto sperone (231 m) che domina la confluenza tra il Botro al Rio e il Torrente Sellate, evocano ancora oggi il ricordo delle prolungate e violente contese medievali fra i Vescovi e il Comune di Volterra. Roccaforte dei Vescovo di Volterra, esercitò un importante ruolo nel controllo di una strategica via per il trasporto dei metalli, argento e rame, dall’alta val di Cecina a Volterra. Dopo l’anno mille da qui si amministrava la giustizia e si batteva la moneta di Volterra, il “Grosso”. Più volte distrutto e ricostruito il castello trovava nel cassero, sede della residenza vescovile, il suo nucleo più importante. Nel Castello, protetto da due cinte murarie, si trovavano inoltre una chiesa dedicata a S.Michele e un ospedale, forse dedicato a S.Antonio e noto come “ospedale dei poveri”. Anche i partigiani della Terza Brigata Garibaldi, formatasi in Val di Cecina nel Novembre del 1943, scelsero come sede del loro comando questo castello solitario.
I percorsi della Riserva Naturale Berignone
1 - Parcheggio S. Antonio, torrente Possera, Masso degli Specchi
2 - Via Etrusca 01 Volterra - Pomarance
3 - Francigena-Mare 02 Volterra – Pomarance
4 - Francigena-Mare 06 Variante bici Palagetto
5 - Grande anello escursionistico della gola del rio
6 - Ciclotour della Riserva Naturale di Berignone e Tatti
7 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone
8 - Paesaggi, castelli e fiumi tra Pomarance e la Riserva Naturale di Berignone - variante