All’estremità settentrionale della città la massa imponente della Badia di San Giusto si affaccia sullo strapiombo delle Balze. Il monastero venne edificato per volere del vescovo di Volterra Gunfredo nell’anno Mille; l’edificio con tutte le sue proprietà venne poi affidato alla cura dei benedettini, i quali nel corso del XIII secolo furono sostituiti dai monaci camaldolesi. Nei primi anni del Seicento iniziò la frana delle Balze, che nei secoli successivi arrivò a minacciare da vicino anche la Badia. Poi nei primi anni dell’Ottocento il monastero fu soppresso temporaneamente dal governo di occupazione francese, ma quando i camaldolesi poterono tornarvi, pochi anni dopo, nel 1861, a causa anche del terremoto del 1846, abbandonarono definitivamente l’edificio, per paura delle Balze.

Il monastero è oggi un’unica struttura divisa in due parti ben distinte: la chiesa, pressoché distrutta, di cui rimangono solo scarsi resti dei muri perimetrali che conservano ancora la struttura di età romanica, e l’edificio residenziale, con il chiostro, il refettorio ed i quartieri dei monaci, che invece hanno un aspetto più moderno dovuto alla ricostruzione voluta dall’abate Mario Maffei nel Cinquecento. Le finestre della Badia si affacciano su spettacolari vedute sulla chiesa del borgo, sulle mura etrusche e sui pinnacoli delle Balze.

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